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27.11.2018

Alexandra Georgescu: «I clienti spesso sottovalutano l’importanza del design degli spazi»

Lo studio di architettura e interior design KOGAA è una giovane e ambiziosa realtà attiva sul mercato della Repubblica Ceca. Lo studio vanta già diverse realizzazioni, che gli hanno valso una fama anche al di fuori di Brno, dove ha attualmente sede. Ne abbiamo parlato con Alexandra Georgescu, uno dei partner e fondatrice dello studio.

KOGAA ha un’offerta di servizi molto ampia, si parte dall’architettura per finire con l’urbanistica e l’interior design. Avete tuttavia un campo preferito?

«I vari ambiti sono legati alle competenze ed esperienze professionali dei singoli partner. Il mio collega Tomáš è architetto, l’altro partner Viktor è architetto con specializzazione in attività ingegneristiche, mentre io ho esperienza e mi occupo dell’interior design. Grazie a questo mix di competenze possiamo portare avanti un progetto dalla costruzione o recupero di un immobile in disuso fino alla creazione degli interni. Ma ovviamente non tutti i progetti che seguiamo sono così completi, curiamo anche solo le singole fasi. Una caratteristica che probabilmente ci contraddistingue sul mercato, è quella di non seguire i progetti meramente residenziali con scopo di uso privato. Altre limitazioni riguardano la soglia minima di volumi e budget, ma allo stesso tempo, se un cliente ha idee ambiziose e stimolanti, siamo aperti a intraprendere progetti di vario tipo».

Perché avete fatto questa scelta di non curare progetti meramente residenziali?

«È una scelta abbastanza razionale. Nei progetti commerciali il cliente fa un investimento, si attende un ritorno economico e pertanto fa scelte razionali. Dal punto di vista emotivo e finanziario ci sono obiettivi chiari e anche le tempistiche sono più definite. In questo settore nessuno si può permettere di perdere tempo, perché questo significa perdere soldi. Nel residenziale privato questa pressione non c’è e quindi le tempistiche e il lavoro si dilatano. Unica eccezione che facciamo sono i progetti a uso misto e i progetti residenziali tipicizzati, in cui il nostro cliente è una società immobiliare».

Nel caso di spazi commerciali c’è, chiaramente, una forte spinta alla funzionalità. Tuttavia i committenti stanno anche sviluppando delle pretese estetiche verso questo genere di spazi?

«I clienti spesso sottovalutano l’importanza del design degli spazi. In Repubblica Ceca il design è ancora visto come un bene di lusso senza capirne veramente la necessità nella vita di tutti i giorni. Il design non dovrebbe creare solo spazi belli ma aumentarne anche la funzionalità facendo in questo modo crescere l’efficienza dell’azienda. Ad esempio, un ufficio organizzato correttamente e arredato seguendo le necessità dell'azienda, influisce sui risultati di chi ci lavora e quindi su tutta l’impresa. In generale sono ottimista, in quanto negli ultimi anni su questo versante c’è stata una forte crescita di sensibilità».

Nel settore commerciale, la clientela è formata dal grande corporate o stanno emergendo anche piccole e medie aziende?

«Sul mercato ci sono entrambe le fasce. Il grande corporate rimane una realtà importante, anche se talvolta meno interessante dal punto di vista creativo. I progetti più belli che stiamo seguendo sono con persone che hanno minore esperienza, ma grandi visioni e nuove idee. In questi casi bisogna spesso adottare soluzioni particolari e innovative. I budget sono più piccoli, ma i progetti più stimolanti. Ovviamente anche il tipo di rapporto che si instaura con il grande corporate, rispetto a una piccola azienda, è differente».

Avete un progetto che rappresenti il vostro stile?

«Uno dei progetti più importanti che abbiamo curato, è stato il recupero di una vecchia distilleria nel centro di Brno. Dal progetto è sorto il nuovo centro The Distillery con spazi per co-working, uffici, studi di designer, spazi per eventi e un bar, recuperato dal vecchio condotto dell’ascensore. Il progetto è un buon esempio di adaptive re-use, ossia il processo per cui, con il recupero, l’edificio assume nuova funzionalità rispetto a quando è stato creato. Un altro progetto a cui teniamo molto è il recupero di un edificio di una vecchia scuola nei pressi dell’area Vlněná, dove in futuro dovrebbero sorgere i nostri nuovi uffici. Per quanto riguarda lo stile, nelle nostre creazioni siamo molto attenti alla ricerca dei materiali, che sappiano dare unicità agli spazi che curiamo. Ricorriamo anche a materiali provenienti da altri continenti, come l’Asia. Un’altra cosa che ci distingue, è che siamo molto sistematici. Nel progetto mettiamo tempistiche e spese reali e questo aiuta a rassicurare i clienti che potrebbero avere remore davanti a un team così giovane».

Il vostro studio ha sede a Brno. Qual è la situazione sul mercato della seconda città ceca?

«In questo periodo a Brno si costruisce molto e non ci sono tanti studi di architettura con la nostra specializzazione, quindi la concorrenza è minore che a Praga. In quanto al design, a Brno ancora manca una scena di design ben sviluppata, nonostante la grande eredità del passato, come Villa Tughendat. Per questo motivo ho fondato i Brno Design Days, che hanno riscosso un grosso successo e sono arrivati alla terza edizione. A Brno manca anche una vera scuola o facoltà di design e pertanto è più difficile creare una vera scena. Inoltre, penso che anche il settore pubblico dovrebbe essere più impegnato. Per quanto riguarda la sede, stiamo pensando di aprire un nostro ufficio anche a Praga, in cui vediamo un grosso potenziale e dove abbiamo già iniziato a costruire alcuni progetti».

Lei ha curato diverse mostre sul design italiano. Qual è la sua posizione sul mercato ceco?

«Il design italiano continua ad avere un suo personale fascino, sebbene i cechi siano molto fieri del loro design nazionale, che negli ultimi anni sta avendo riconoscimento internazionale. Spesso, nomi famosi del design italiano non sono molto conosciuti e quindi diventa difficile giustificare prezzi, spesso molto elevati, dell’arredo italiano. E forse anche l’estetica del design italiano non ha un forte richiamo sui cechi, tant’è che è molto difficile trovare, anche tra le persone benestanti, qualcuno che abbia in casa pezzi forti di design italiano. C’è però un settore a mia esperienza, quello dell’arredo per gli uffici, dove il design italiano continua a essere molto competitivo e presente sul mercato ceco».

Fonte: Camic

Fonte fotografie: KOGAA, Boys Play Nice, Lukas Pelech

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