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12.07.2018

Cumulo degli incarichi: un passo definitivo della Corte suprema?

La Corte Suprema della Repubblica Ceca ha emesso, in aprile, una sentenza che modifica notevolmente il giudicato sul cumulo degli incarichi dei vertici aziendali. Le motivazioni della sentenza portano uno sguardo nuovo sulla possibilità delle società commerciali di stipulare contratti di lavoro dirigenziale con i membri dei suoi organi direttivi (consiglio d’amministrazione, ad esempio).

La contesa è arrivata alla Corte Suprema da Hradec Králové. «L’oggetto della controversia era un contratto di lavoro dirigenziale stretto tra il presidente del CdA e l’azienda di cui è alla guida – descrive il caso l'avv. Marc Müller, partner nello studio legale bpv Braun Partners, socio Camic – Il contratto prevedeva mansioni, che ricadevano nella competenza del consiglio d’amministrazione, e conteneva anche un compenso per le attività svolte in veste di direttore generale». In passato, finché non è intervenuta la Corte Costituzionale, i tribunali rifiutavano di riconoscere i contratti di lavoro ai dipendenti per mansioni dirigenziali in una società commerciale, che in genere è l’incarico di direttore generale. Una situazione molto simile si è riproposta anche nel caso giunto da Hradec Králové. «Tuttavia, a sorpresa, la Corte Suprema ha deciso che un componente dell’organo direttivo e la società possono inquadrare il proprio rapporto di lavoro, compreso l’esercizio della funzione dirigenziale, tramite un contratto in regime di Codice di Lavoro» sottolinea l'avv. Müller.

Tuttavia neppure la sentenza della Corte Suprema modifica il fatto che il membro di un organo direttivo dell’azienda non svolge, nell’esercizio delle sue funzioni dirigenziali, un’attività di tipo subordinato. In pratica quindi non si crea un rapporto di lavoro dipendente. «Pertanto il rapporto tra il dirigente e la società rimane regolato dalle leggi sulle imprese commerciali anche quando il contratto è in regime di Codice di Lavoro» avverte Marc Müller. Ciò ha ricadute molto serie. Ad esempio, il compenso per il dirigente dev’essere approvato dall’organo più alto della società, quali le assemblee di soci o azionisti, e l’incarico può venir revocato al dirigente non tenendo conto dei tempi di disdetta previsti dal Codice del Lavoro. «Un contratto di lavoro dirigenziale non può limitare le responsabilità degli amministratori e quindi neppure rendere minori le conseguenze materiali della violazione delle regole della buona amministrazione» aggiunge l'avv. Müller. Per tutti questi motivi non è adeguato usare per i dirigenti le forme contrattuali impiegate per gli altri dipendenti. Ovviamente, il componente di un organo direttivo, può continuare ad avere un contratto di lavoro dipendente per le mansioni non attinenti alle sue attività dirigenziali.

Come già sottolineato, la nuova sentenza è in disaccordo con il precedente orientamento della Corte Suprema. Ci sono pertanto motivi per credere che l’orientamento assunto ora dal gran senato della corte sia definitivo? «La Corte Suprema è giunta a conclusioni pienamente accettabili anche dalla Corte Costituzionale» dice Marc Müller. La compatibilità tra i giudicati delle più alte istanze giudiziarie è un indizio forte per ritenere conclusivo l’orientamento del tribunale . «La nuova sentenza quindi può portare alla risoluzione completa delle controversie sul cumulo degli incarichi» ritiene l'avv. Müller.

Fonte: Camic

Fonte fotografie: bpv Braun Partners

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