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08.11.2018

La psicoterapia può essere un momento di crescita personale

Per gli expats e per i residenti stranieri in Repubblica Ceca può talvolta risultare difficile accedere ai servizi sanitari per via della barriera linguistica. La giusta comunicazione con il medico è una parte fondamentale della terapia - questo vale tanto più quando si tratta di salute psichica. Da gennaio è presente nell’offerta a Praga anche la psicoterapeuta dr.ssa Margie Aniello, che può vantare una lunga esperienza maturata in Italia nei diversi settori della psicologia. A lei abbiamo posto alcune domande sulla sua esperienza professionale a Praga.

Dr.ssa Aniello, cosa ha dovuto fare per inserirsi tra gli psicoterapeuti in esercizio a Praga?

«Alle autorità locali ho dovuto fornire tutte le mie certificazioni e titoli. In Repubblica Ceca è poi particolarmente importante dimostrare di avere effettuato almeno un anno di attività lavorativa presso una clinica psichiatrica o una struttura clinica simile convenzionata. Altre esperienze, quali i diversi anni da me svolti nell’ambito della ricerca clinica, come consulente di un’azienda farmaceutica (2007-2014) o presso il consultorio di due licei (2005-2015), contano meno. Ho quindi ottenuto l’autorizzazione per l’esercizio della professione di psicoterapeuta, ma non sono iscritta direttamente all’Albo degli psicoterapeuti cechi per via degli esami in lingua ceca, che non parlo. Esercito infatti in italiano, francese e inglese».

Quali sono i suoi principali campi di intervento?

«Nella mia attività di psicoterapeuta mi occupo principalmente di tutti i disturbi dell’umore, dalla depressione ai disturbi d’ansia o attacchi di panico. Questo è un campo a me particolarmente vicino, in quanto si tratta di aree della psicologia che hanno costituito l’oggetto principale di studio durante gli anni di attività di ricerca clinica presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale de l’Aquila (2003-2007). Un altro campo che mi è particolarmente caro riguarda i disturbi dell’alimentazione, di cui mi sono occupata nel corso della mia attività di consulenza all’interno dell’area neuroscienze della Eli Lilly, una nota multinazionale farmaceutica. Malgrado in Repubblica Ceca il mio lavoro sia focalizzato esclusivamente sulla mia attività privata, mi sento ugualmente appagata. Questo grazie ai riscontri positivi che ricevo dai miei utenti e alle potenzialità di ampliamento della mia professione che intravedo sul territorio. Qui a Praga, infatti, ho colto uno stigma meno forte relativamente “all’andare dallo psicologo” rispetto all’Italia. Ho verificato una maggiore apertura e fiducia nel chiedere un supporto psicologico. Questo probabilmente dipende anche dal fatto che Praga sia una capitale multiculturale in continua espansione».

Ci sono delle tematiche e dei problemi, che ricorrono spesso nella sua attività a Praga?

«A Praga mi trovo spesso a dover intervenire su problematiche relazionali, spesso legate all’integrazione in un nuovo territorio, quali difficoltà nello sviluppare relazioni sociali o nel gestire il burn out in ambito lavorativo. Qui purtroppo non ho la possibilità di occuparmi di disturbi più severi, quali schizofrenia o psicosi in generale, poiché non ho una struttura ospedaliera a cui far riferimento. Inoltre, per me che non parlo il ceco, la lingua rappresenta una forte barriera nell’interazione con pazienti psichiatrici gravi generalmente poco scolarizzati e con seri problemi cognitivi».

Oltre alla cura lavora anche sulla prevenzione?

«Nell’ultimo periodo sto sondando il terreno relativamente alla possibilità di attuare dei progetti di psicoterapia di gruppo per la prevenzione e gestione dei disturbi dell’alimentazione e degli attacchi di panico. Questo mio interesse per i gruppi di prevenzione deriva sia da una domanda sempre più crescente per le problematiche sopra citate, sia dalla mia precedente esperienza professionale. In Italia, e precisamente in due licei dell’Abruzzo, mi sono occupata di programmi di prevenzione legati a diverse problematiche adolescenziali. Un progetto che aveva riscosso particolare successo: riguardava la prevenzione e la gestione degli attacchi di panico che spesso colpivano gli studenti, causando in loro seri problemi di autostima e, a volte, anche l’abbandono della scuola. Durante gli incontri veniva spiegato non solo come si impara a riconoscere e a gestire una crisi di panico, ma anche come funzionano gli psicofarmaci e quando è necessario assumerli. In un’ottica di prevenzione e promozione del benessere, mi piacerebbe riproporre questa mia esperienza anche a Praga, a cominciare, ad esempio, dalle scuole e licei italo-cechi. All’interno della mia attività privata, un’ampia fascia di utenti è costituita da giovani under 30 che sono a Praga per completare il loro percorso di studi o per le loro prime esperienze lavorative».

 Le sue prospettive professionali in Repubblica Ceca sono quindi concentrate sull’attività privata?

«Certamente. Oltre a ciò, come già affermato, mi piacerebbe attivare delle terapie di gruppo su tematiche precise, come il controllo degli attacchi di panico e dei disturbi dell’alimentazione, ma anche la gestione del burn out e delle difficoltà legate all’autostima per il miglioramento della sicurezza personale. Per realizzare questo mio obiettivo mi sto attivando nella ricerca di un collega che mi possa supportare in queste attività e del target preciso a cui rivolgere questa mia offerta. In questo percorso sono molto motivata dai riscontri positivi finora ottenuti sul territorio nello svolgimento della mia attività».

Infine, la domanda forse più importante per i lettori. Quali sono segnali, che ci indicano che sarebbe bene usufruire dell’aiuto di una psicoterapeuta?

«In linea generale, si dovrebbe chiedere aiuto quando, per i vissuti emotivi e le modalità di reazione in risposta a quello che ci sta succedendo, si fa fatica a riconoscersi e a sentirsi a proprio agio con se stessi. Di fronte ad un momento di difficoltà, ognuno di noi mette in atto delle specifiche strategie per affrontare il problema in corso. Queste strategie possono risultare più o meno efficaci a seconda di diversi fattori quali le esperienze di vita passate, le energie a disposizione, il livello di motivazione e il supporto da parte delle figure che ci circondano. In alcuni casi, le difficoltà permangono e si ha la sensazione “remare contro vento”. Contemporaneamente si assiste ad un “impoverimento” generale di tutte le aree di vita perché emergono delle modalità disfunzionali nel rapportarci con gli altri e con gli impegni della vita quotidiana. Ritengo che in questi momenti sia fondamentale richiedere il supporto tecnico di uno psicoterapeuta».

Senza la consapevolezza non ha quindi senso cominciare la terapia?

«A mio parere, dal punto di vista del paziente, due sono gli aspetti da prendere in considerazione quando si decide di intraprendere un percorso di psicoterapia: l’insight e la motivazione. Normalmente, non è mia abitudine prendere in cura pazienti che non abbiano consapevolezza, anche se parziale, del loro problema e dell’importanza di doverlo risolvere. Al contempo valuto con attenzione la loro reale volontà nel voler farsi aiutare e quanto credono nelle potenzialità della psicoterapia. Il primo contatto telefonico e la prima seduta ci danno molte informazioni importanti riguardo a questi aspetti. Solo dopo averli valutati attentamente è possibile delineare col paziente quello che viene definito contratto terapeutico, in cui sono stabiliti gli obiettivi della psicoterapia. In mancanza di consapevolezza, motivazione, fiducia nel terapeuta e nella psicoterapia difficilmente si raggiungeranno esiti positivi e duraturi nel tempo. La psicoterapia costituisce un percorso faticoso per la risoluzione del problema del qui e ora, ma deve essere vista soprattutto come un momento di grande crescita personale, in cui acquisire gli strumenti e le capacità per affrontare le sfide che la vita riserva inevitabilmente ad ognuno di noi».

Fonte: Camic

Fonte fotografia: dott.ssa Margie Aniello

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