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05.09.2017

Blocco preventivo dei beni: che cos’è e come tutelarsi

Il blocco preventivo dei beni, zajišťovací příkazy, disposto dall’Amministrazione Fiscale Ceca, sta facendo scalpore. Lo strumento viene usato per contrastare la potenziale evasione delle imposte, ma negli ultimi mesi sono emersi casi di uso indebito dello stesso.

La peculiarità di questo strumento consiste nel carattere preventivo. Come dice il codice fiscale, il blocco dei beni può esser disposto qualora “esista un rischio motivato che l’imposta, non ancora in scadenza o non ancora determinata, possa essere non riscuotibile nel momento di insorgenza di tale obbligo”. I motivi, che portano l’ufficio fiscale a disporre il blocco preventivo dei beni, devono essere specificati nell’ordinanza, «tuttavia, la normativa che tratta l’emissione dei provvedimenti cautelari nel codice fiscale, è abbastanza concisa, il che permette all’Amministrazione Fiscale la riscossione delle imposte anche se a volte in modo arbitrario o inadeguato», nota Roberto Massa, consigliere della Camera di Commercio Italo-Ceca e consulente fiscale.

Il numero dei provvedimenti emessi è in crescita; negli ultimi cinque anni sono passati da un centinaio all’anno nel 2011 ai circa 1500 negli ultimi due anni. Il Ministero giustifica l’aumento con la necessità di emettere più provvedimenti verso un unico soggetto, in quanto le truffe sono diventate più raffinate. La maggioranza dei casi riguarda l’IVA e le altre imposte indirette, come le accise sul carburante. Il contrasto all’evasione di queste imposte è stato un cavallo di battaglia dell’ex ministro delle finanze Andrej Babiš. «Ma il provvedimento può riguardare tutti tipi di tasse, non solo l’imposta sul valore aggiunto», avverte Roberto Massa.

Per non entrare nel mirino del Fisco, le imprese dovrebbero evitare alcuni comportamenti, ad esempio, effettuare transazioni con soggetti dichiarati dal Ministero pagatori non affidabili dell’IVA. «Non è sicuramente l’unico criterio per l’emissione dei provvedimenti cautelari. Vi sono anche valutazioni che vengono ad esempio fatte sulla sede effettiva di svolgimento degli affari societari, sul tipo di attività svolta e sul collegamento con altre aziende e imprenditori che si possono ritenere a rischio» spiega Massa.

Oltre a questi indizi, l’Amministrazione Fiscale deve tenere conto di una serie di altri fattori. La Corte Suprema Amministrativa ha, ad esempio, deciso che non si dovrebbe ricorrere al blocco preventivo qualora sia ragionevole pensare che il soggetto sarà capace di generare risorse per saldare l’imposta. Inoltre il Fisco deve tener conto di un principio di proporzionalità: «l’istituto dei provvedimenti cautelari a garanzia delle imposte è uno strumento che dovrebbe essere utilizzato moderatamente e solo in casi motivati in quanto le conseguenze possono paralizzare o addirittura portare alla liquidazione dell‘attività del contribuente»  dice Roberto Massa.

La difesa più efficace contro questo strumento dell’Amministrazione Fiscale rimane, quindi, la prevenzione. I ricorsi amministrativi non portano quasi mai al ritiro del provvedimento; come testimoniano le statistiche diffuse dal Ministero delle Finanze solo uno su più di duemila ricorsi presso l’organo competente ha avuto successo. Le imprese, per far valere i propri diritti, devono perciò rivolgersi al tribunale. In quella sede, per via dei tempi processuali, la revoca può arrivare troppo tardi per salvare l’azienda.

Fonte: Camic

Fonte fotografia: Ministero delle Finanze

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