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23.01.2024

Intervista ad Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy

 

Intervista ad Adolfo Urso

Ministro delle Imprese e del Made in Italy

 

Adolfo Urso - Ministro delle Imprese e del Made in Italy

Con la Repubblica Ceca è nostro interesse favorire non solo un incremento dell’interscambio, ma anche un flusso maggiore di investimenti produttivi nei due sensi, così da rafforzare un rapporto bilaterale già in eccellente salute. Mi auguro che gli imprenditori cechi guardino all’Italia con sempre maggiore attenzione.

 

L’inserimento del Made in Italy nel nome del Ministero è stata una scelta importante. Come è cambiata a suo avviso negli ultimi anni la percezione del brand Italia nel mondo?

Ho voluto fortemente inserire l’acronimo “Made in Italy” nel nome del Ministero perché sono convinto che la forza del tessuto industriale del nostro Paese sia soprattutto nelle sue eccellenze in termini di qualità, design ed eleganza. Qualità che sono racchiuse in un “brand” unico al mondo e da tutti riconosciuto. È nostra intenzione promuovere e tutelare i nostri prodotti, estendendone il riconoscimento e proteggendone le caratteristiche da fenomeni di imitazione o contraffazione.

 

Quali politiche state mettendo in campo per rafforzare le esportazioni?

D’intesa con il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, abbiamo già avviato meccanismi di consultazione periodica, per meglio calibrare le azioni congiunte volte a rafforzare o promuovere la presenza dei prodotti “Made in Italy” nel mondo. I primi risultati positivi già si vedono, come dimostrano i dati in crescita del nostro export, aumentato nonostante la sfavorevole congiuntura internazionale. Contiamo di rafforzare ancora di più questo sforzo, attraverso misure specifiche e meglio adattate ai diversi mercati esteri.

 

L’export italiano verso la Repubblica Ceca ha superato gli 8.5 miliardi di euro nel 2022 e continua a crescere. Vede maggiori opportunità per l’Italia nei mercati di prossimità, come quello ceco e del CEE, oppure nei grandi mercati lontani, come i Brics?

Credo che i Paesi di prossimità siano destinati a diventare sempre più importanti per il nostro commercio estero. Già oggi, ad esempio, l’Italia esporta più in Austria che in Cina e i dati sull’interscambio con l’UE e con altri Paesi come il Nord America, sono in costante crescita. Con la Repubblica Ceca è nostro interesse favorire, non solo un incremento dei dati sull’interscambio, ma anche un flusso maggiore di investimenti produttivi nei due sensi, senza trascurare l’apporto dei flussi turistici, che sono già molto positivi, ma che possono crescere attraverso la valorizzazione dei punti di forza dei due Paesi.

 

Una delle principali sfide per l’industria europea è la riduzione dell’impatto sull’ambiente. Come si bilancia con l’esigenza di attrazione di nuovi investimenti nel manifatturiero e col mantenimento delle produzioni attuali?

Fin dall’inizio del mio mandato ho chiarito nei Consigli Competitività a Bruxelles che la transizione climatica non può realizzarsi a danno dei processi produttivi europei. Quello che vogliamo è un mondo più pulito e sostenibile, ma dobbiamo far comprendere ai partner esteri extra-UE che questa sfida va vinta ad armi pari (il c.d. “level playing field”) e che l’UE non può tollerare standard produttivi e sociali di Paesi non in linea con le misure ambientali adottate dall’UE, che si traducono in una concorrenza sleale nei nostri confronti. Ho altresì chiesto che l’industria automotive europea non venga penalizzata da ulteriori e drastiche decisioni in ambito UE: ci siamo, infatti, già dati obiettivi molto sfidanti che comporteranno ingenti investimenti da parte delle nostre industrie. Lo stesso vale per altri settori. Il Governo italiano continuerà a perorare una posizione dell’UE che sia capace di bilanciare l’emergenza climatica con la tutela del tessuto manifatturiero del nostro continente.

 

L’Italia e la Repubblica Ceca hanno guidato il gruppo di paesi contrari alla norma Euro 7. Come valuta la collaborazione tra Roma e Praga? E come giudica il compromesso raggiunto?

Italia e Repubblica Ceca sono riuscite proprio nell’intento di cui accennavo nella risposta precedente. L’industria automotive europea ha effettuato ingenti investimenti per ridurre le emissioni nocive del proprio parco automobilistico e si è anche deciso di slittare la transizione per i motori elettrici al 2035. Sulla base di questo, siamo riusciti a trovare per la proposta Euro 7 un utile compromesso, che riduce molte delle nuove previsioni a quelle già in atto per Euro 6 e consente un’estensione temporale, per consentire alle nostre imprese di adeguarsi al nuovo standard, senza eccessive penalizzazioni in termini di investimenti già effettuati. Mi auguro che, con la Repubblica Ceca e con gli altri Stati membri che hanno appoggiato questo compromesso, si possa intervenire anche in sede di Trilogo con i parlamentari europei, in modo che la soluzione possa essere ancora migliorata (come del resto appena confermato nell’apposita Commissione del Parlamento UE).

 

Molti imprenditori cechi guardano con interesse al mercato italiano. Quali sono oggi i principali fattori di attrazione per investire in Italia?

Stiamo lavorando davvero molto per favorire gli investimenti esteri nel nostro Paese. Nonostante la sfavorevole situazione a livello geo-politico globale, l’Italia gode di un periodo particolarmente favorevole. Ogni giorno riceviamo manifestazioni di interesse da parte di imprenditori che vorrebbero investire nelle nostre aziende e nel “green field” e il Governo ha varato importanti novità legislative per supportarle. Abbiamo creato una Cabina di Regia tra il mio Ministero e il Ministero degli esteri; una apposita Unità per l’attrazione degli IDE (il CAIE) collocata presso il Mimit e dato vita a uno sportello unico, istituendo anche la figura del “tutor”, per supportare gli investitori internazionali in ogni fase dell’attività, dalla negoziazione all’esecuzione dell’investimento. Il Fondo per l’attrazione degli investimenti esteri è stato finanziato, inoltre, con 5 milioni di euro l’anno. Crediamo che tutto questo possa valorizzare ancor di più i settori di maggiore interesse nel nostro Paese, dall’automotive al digitale, con particolare riferimento ai chips e ai semiconduttori, al biomedicale, alla farmaceutica, all’aerospazio e ai servizi (turismo, sport, ecc.). Mi auguro che gli imprenditori cechi guardino all’Italia sempre con crescente attenzione, così da rafforzare un rapporto bilaterale già in eccellente salute, che offre ancora ampi margini di miglioramento.

 

Fonte: Annuario CAMIC 2023

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