È uno dei fattori più citati nella discussione sul rialzo dei prezzi degli immobili e degli affitti a Praga. Si tratta di Airbnb e in generale degli affitti a breve periodo.
Secondo uno studio dell’Istituto per la pianificazione e lo sviluppo della capitale, recentemente citato dal quotidiano Hospodářské noviny, le case in affitto tramite Airbnb rappresentano solo l’1,7 percento del fondo abitativo praghese. In valori assoluti si tratta di 11.500 abitazioni, di cui circa l’ottanta percento è rappresentato dalle abitazioni messe in affitto per intero. A fare la differenza sono tuttavia le varie concentrazione nei quartieri: sui territori catastali di centro città come la Città Vecchia e quella Nuova, Malá strana e quartiere ebraico viene affittato a breve periodo circa un quinto degli appartamenti. Concentrazioni alte sono registrate anche in quartieri a ridosso del centro come Karlín, Vinohrady, Smíchov, Vyšehrad e Žižkov. Su quasi un terzo dei territori della capitale non sono invece presenti abitazioni affittate tramite Airbnb.
Grazie ai dati della piattaforma AirDna, l’istituto ha potuto analizzare anche le entrate per i singoli proprietari. Nel caso di affitto di un’unità immobiliare intera, il costo medio si ferma poco sotto 1.800 corone a notte. Un costo decisamente inferiore alla media di una camera di albergo. Il tasso di occupazione è invece del sessanta percento. Sia per il costo che per il tasso di occupazione ci sono però forti sbalzi stagionali.
La convenienza tra un affitto a lungo periodo e quello turistico si riduce ulteriormente prendendo in considerazione i costi di esercizio e le imposte. Inoltre, in Repubblica Ceca gli affitti turistici vengono considerati sempre come attività imprenditoriale e gli esercenti dovrebbe avere un permesso per condurre l’impresa (živnostenský list) e pagare i contributi sociali e sanitari sui propri ricavi. Gli affitti di lungo periodo invece non vengono considerati come un’attività imprenditoriale.
Fonte: www.iprpraha.cz
Fonte fotografia: Pixabay
