La Banca Centrale Ceca (ČNB) ha deciso giovedì 30 settembre di rialzare i tassi d’interesse oltre le attese degli analisti.
La maggior parte degli analisti attendeva un rialzo di 0,5 punti di percentuale. Il board ha invece decretato un aumento dello 0,75 punti di percentuale, il rialzo più ampio dal 1997. Come ha spiegato il governatore Jiří Rusnok la decisione è stata influenzata dall’andamento dell’inflazione nei mesi estivi, che si è mantenuta oltre la fascia di tolleranza del tre percento. “Questo forte rialzo dei tassi intende riportare l’inflazione verso gli obiettivi della politica monetaria” ha dichiarato Rusnok. La banca centrale vuole quindi supportare un calo dell’aumento dei prezzi verso il due percento.
Le maggiori banche ceche hanno annunciato che la decisione della banca centrale non comporterà un immediato rialzo dei tassi d’interesse sui mutui a scopo abitativo. Alcune banche hanno tuttavia annunciato di voler rialzare i rendimenti dei conti vincolati.
Il governatore ha dichiarato che in linea generale al rialzo dell’inflazione ha potuto contribuire la politica fiscale molto espansiva adottata dal governo a partire dal 2020. La decisione della ČNB è diventata giovedì oggetto di dibattito politico, una cosa insolita nella Repubblica Ceca. Secondo il premier Andrej Babiš la decisione della banca centrale danneggerà l’economia ceca. “Il rialzo dei prezzi, che viene portato nel paese dai mercati mondiali, non verrà moderato dalla decisione della banca centrale” sostiene Babiš. Secondo le opposizioni di centrodestra la banca centrale con la sua decisione ha dimostrato di essere un’istituzione indipendente. Gli esponenti dell’opposizione hanno accusato il premier e il ministro delle finanze Alena Schillerová di interferire nell’operato della ČNB.
Fonte e fonte fotografia: www.cnb.cz