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09.06.2016

Valpolicella punta sulla produzione integrata

Il Valpolicella rappresenta oggi uno dei marchi di vini italiani più importanti. Anche per questo motivo il tradizionale seminario di approfondimento, in programma a Italian Wine Emotion, è stato dedicato a questo territorio. Ne abbiamo parlato con la direttrice del Consorzio Tutela Vini Valpolicella, Olga Bussinello.

 

Direttrice Bussinello, quali sono le principali caratteristiche dei vini della Valpolicella?

La Valpolicella è un territorio in cui, a partire da un solo vitigno, si è riusciti a creare quattro vini diversi come l'Amarone, il Valpolicella, il Ripasso e il Recioto, e ciascuno di essi è legato ad una diversa stagione o tipologia di evento. Il Recioto è il vino dei momenti importanti in famiglia, come nascite o matrimoni. L'Amarone ben si sposa con le grandi feste e, per le sue caratteristiche molto amabili, piace praticamente a tutte le latitudini. Il Valpolicella, vino fantastico, è invece usato con aperitivi e cibi leggeri in estate. Il Ripasso, più strutturato, rappresenta per il suo rapporto qualità-prezzo la via di mezzo tra il Valpolicella, vino di vendemmia, e l'Amarone, che invece viene conservato per molti anni. In questo territorio quindi il vino è parte integrante della cultura e dell'alimentazione.

Il Consorzio ha puntato sull'innovazione, dando vita alla prima sperimentazione di produzione integrata in Italia. Come procede questo progetto?

Il progetto è partito nel 2016 coinvolgendo circa quaranta aziende associate al nostro Consorzio. Grazie ad un team di agronomi siamo in grado di fornire ai produttori indicazioni settimanali sugli eventuali problemi che possono colpire la vite. Con il supporto di uno dei centri di ricerca nazionali valuteremo se si stiano raggiungendo gli obiettivi in termini di tutela della qualità del terreno, della sostenibilità ecologica e del risparmio energetico. Vogliamo che la nostra uva non sia solo buona ma anche sana. A fine progetto saremo capaci di costruire un format applicabile anche in altri territori italiani. Crediamo si tratti di un’idea che segnerà il futuro della viticoltura in Italia soprattutto per ciò che riguarda le denominazioni protette.

Qual è la posizione delle istituzioni pubbliche rispetto a questo progetto?

Il Ministero dell'Agricoltura ha emanato delle direttive che devono essere rispettate nei singoli disciplinari. Il nostro è quindi la prima applicazione concreta di queste regole. I comuni della nostra area e la Regione Veneto hanno mostrato la loro volontà di sponsorizzare il progetto.

Quali sono le altre attività significative del Consorzio?

Il Consorzio è fortemente attivo in un bilanciamento tra domanda e offerte e nella tutela della filiera. Il Valpolicella è infatti un prodotto estremamente trainante che quindi attira forti investimenti. Basti pensare che con un altro DOP veneto, il Prosecco, costituisce il 40% del Pil del settore vitivinicolo italiano. Abbiamo stimato che il mercato riesce ad assorbire circa 60 milioni di bottiglie all'anno ma non è nostro obiettivo prioritario incrementare questo volume. Perciò stiamo contingentando l'aumento degli ettari coltivati, con il divieto in vigore dal 2010 di piantarne di nuovi in Valpolicella. Stiamo riducendo anche le quantità rivendicabili per denominazioni protette. In altre parole l'obiettivo non è crescere in volume ma in qualità. Il Consorzio è occupato anche in attività di promozioni su mercati esteri. Siamo però coscienti che gli investimenti hanno bisogno di tempo per dare risultati. Perciò, qualora si riuscisse ad aprire nuovi mercati, il Consorzio potrebbe ammorbidire la sua linea. Vogliamo però ad ogni costo evitare una sovrapproduzione che porterebbe inevitabilmente ad un calo dei prezzi.

Quali tipologie di aziende riunisce il vostro Consorzio?

Il Consorzio ha circa duemila soci su base volontaria. Circa il 40% degli aderenti sono aziende piccole. Fanno parte del Consorzio aziende medio-grandi, che operano anche in altre aree del Veneto, grandi gruppi industriali e cooperative. Una base associativa così vasta e diversificata richiede una notevole capacità di ascolto per capire le esigenze dei soci. Nelle sue attività di tutela e di promozione infatti il Consorzio riflette i diversi interessi espressi dagli associati.

Il settore del vino è ancora piuttosto maschile. Quanto è stato difficile per una donna emergere in questo ambiente?

Per anni sono stata l'unica donna in Europa a guidare un Consorzio di Tutela dei Vini. Anche in precedenti esperienze lavorative mi sono trovata in ambienti principalmente maschili. Ho potuto così osservare che spesso le donne sono molto brave nell'organizzazione, a differenza degli uomini che sanno sviluppare rapporti diplomatici e politici. Credo però che l'emergere delle donne in ambienti dirigenziali connotati da una forte presenza maschile sia solo una questione generazionale. Mi auguro però che ciò avvenga in base a capacità e meriti. Personalmente sono terrorizzata dalle quote rosa.

Fonte fotografia: Archivio Camic

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