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04.09.2023

Andreas Pieralli – intervista sulla sua nuova traduzione del libro “gli invincibili 11 di papà Klapzuba”

È uscita in Italia qualche mese fa la Klapzubova jedenáctka, favola calcistica e uno dei classici della letteratura cecoslovacca. A tradurre il libro di Eduard Bass “per grandi e piccini” è stato Andreas Pieralli, socio CAMIC e traduttore italo-ceco di grandissima esperienza. A pubblicare il romanzo sotto il titolo “gli invincibili 11 di papà Klapzuba” è stata la casa editrice Miraggi Edizioni. «Nel libro la casa editrice ha pubblicato anche le illustrazioni originali create da Josef Čapek che danno un particolare valore estetico al volume» dice Andreas Pieralli.

 

Come è nata l’idea di tradurre il libro?

“Già da tempo nutrivo il desiderio di tradurre un libro o un romanzo e quindi variare la mia principale attività, che da diversi anni sono le traduzioni commerciali. Una dura scuola, quella commerciale, che mi ha aiutato a entrare nel non facile mondo della traduzione letteraria. L’idea è nata grazie allo stimolo di Alessandro de Vito, che dirige la collana NováVlna di Miraggi Edizioni dedicata alla letteratura ceca. Con Alessandro ci conosciamo da diversi anni e mi ha proposto il romanzo, che io prima non conoscevo. Del testo mi sono innamorato subito e ho cominciato ad apprezzare anche il suo valore simbolico di una giovane Cecoslovacchia, che si cominciava ad affacciare sul mondo.”

 

La Klapzubova jedenáctka è uno dei classici della letteratura ceca che viene ancora letto. Come lo descriveresti per un pubblico italiano?

“Il romanzo ha una doppia chiave di lettura. Di base si tratta di una favola calcistica, che narra questa storia fantastica degli undici figli di papà Klapzuba che formano una squadra di calcio, che partecipa a gare e vince in tutto il mondo. Ma chi conosce la storia della Cecoslovacchia, sicuramente nota il parallelo tra il testo del 1922 e un paese appena formato, giovane e ambizioso, che in qualche modo si proietta all’esterno. Il romanzo propone il calcio, e in generale lo sport, come terreno di confronto alternativo ai nuovi scontri bellici, un po’ come avveniva per le Olimpiadi nell’antica Grecia. Il messaggio dell’autore Eduard Bass potrebbe essere proprio questo: i contrasti tra gli esseri umani ci saranno sempre, proviamo a usare lo sport invece delle armi. Quest’idea viene suggerita in maniera esplicita nel dialogo immaginario tra papà Klapzuba e il re d’Inghilterra. Il libro è quindi adatto sia ai lettori piuttosto giovani che a quelli adulti.”

 

Il romanzo si svolge all’inizio della Prima Repubblica Cecoslovacca che ancora oggi molti cechi vedono un po’ come un’età d’oro. Come vengono descritti quegli anni nel romanzo?

“La prima Repubblica è un po’ la Klapzubova jedenáctka stessa, una squadra di giocatori giovani e inesperti ma retti da una grande voglia di fare, di scoprire e di confrontarsi con il mondo. Questi ragazzi girano il mondo, che per loro è completamente nuovo, nessuno li conosce, eppure vincono. Si ha quindi l’idea di un paese agile e capace, che viene riassunto nell’aggettivo ceco šikovný, che si dà da fare. All’epoca erano molti gli ambiti in cui la Cecoslovacchia faceva parlare di sé: in economia, diplomazia o politica. Ovviamente già all’epoca c'erano altri aspetti più critici, di cui il libro non parla molto, perché si tratta appunto di una fiaba. A me interessava che al lettore italiano, leggendo il romanzo nella sua lingua madre, arrivasse un testo su un periodo della Cecoslovacchia magari meno conosciuto rispetto ai grandi eventi come la Rivoluzione di Velluto o la Primavera di Praga. Penso che sia interessante sapere che nel centro Europa ci fosse un paese che aveva resistito per un ventennio alle spinte autoritarie e aveva saputo costruire imprese globali come Baťa.”

Come abbiamo detto si tratta di una fiaba calcistica. In che modo viene dipinto il mondo del calcio dell’epoca?

“Nell’epoca, in cui il romanzo è stato scritto, il calcio era un gioco soprattutto dei paesi anglofoni. Tra i numerosi paesi che la nostra squadra visita c'è anche l’Australia, che viene dipinta come una grande potenza calcistica, una cosa certamente non più vera oggi. L’Italia è invece più ai margini. C'è quindi un aspetto storico di un calcio ancora molto inglese. Per un lettore italiano il tema di partite avvincenti e trasferte anche esotiche rappresenta sicuramente un altro punto d’interesse.”

Il libro è uscito nella collana NováVlna. Cosa ha significato per il libro questo contesto?

“Innanzitutto per me è stato un onore pubblicare la mia prima opera di traduzione in una collana così importante che raccoglie alcuni dei classici ma anche gli autori contemporanei della letteratura ceca. La collana nasce grazie alla passione di Alessandro De Vito, che come me ha radici italiane e ceche. In fase di redazione mi sono quindi potuto confrontare con una persona di grande livello e con un’ottima conoscenza del ceco. Questo è stato molto importante durante la scrittura del libro.”

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