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31.10.2017

Quali novità nel sostegno alle energie rinnovabili?

A settembre e ottobre sono state prese diverse decisioni, che influenzeranno i sussidi pubblici alle energie rinnovabili. A fine settembre l’Autorità dell’Energia ha pubblicato il suo tariffario, che stabilisce l’entità degli incentivi alle fonti rinnovabili dell’energia e del calore per l’anno 2018. «Il tariffario osserva la valorizzazione minima obbligatoria del 2% dei sussidi. Viene innalzato in maniera più significativa solo l’incentivo per la produzione del calore da biogas, poichè questa produzione rimane insufficiente in Repubblica Ceca», così spiega il contenuto del decretoMarc Müller, avvocato specializzato nel settore energetico e partner dello studio legale Bpv Braun Partners, socio Camic. Al contrario, i cosiddetti bonus verdi caleranno a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia elettrica sui mercati. L’anno prossimo il pagamento dei sussidi non dovrebbe subire ritardi da parte dell’Autorità, come è successo negli ultimi due anni, a causa del contenzioso sulla cosiddetta notifica alla Commissione Europea (secondo l’Unione Europea i sussidi alle fonti rinnovabili sono un aiuto di stato, che richiede una notifica alla Commissione stessa). Le centrali più vecchie hanno ottenuto la notifica nel corso del 2016. Rimangono senza la certificazione di Bruxelles le centrali di produzione combinata energia elettrica/calore attivate tra il 2013 e il 2015, che quindi non godranno neppure quest’anno di alcun incentivo. Secondo l’avvocato  Müller, la situazione è più tranquilla, rispetto agli anni scorsi, anche grazie al cambio ai vertici dell’Autorità, avvenuto durante l’estate scorsa. «Con la nuova direzione, l’Autorità ha adottato un approccio professionale, calmo e attento ai fatti», sostiene Marc Müller.

Un’altra decisione importante presa nell’ultimo periodo è l’approvazione da parte del Governo del documento programmatico per il controllo dei livelli di sussidio alle fonti rinnovabili. Il governo vorrebbe controllare l’entità complessiva dei sussidi, di cui godono i siti produttivi, con il potere di abbassare livelli di incentivo ritenuti troppo elevati. «I controlli dovrebbero essere rivolti ai singoli siti produttivi che utilizzano le energie rinnovabili. Nella valutazione verrebbero prese in considerazione anche le sovvenzioni una tantum nazionali e i finanziamenti da fondi europei», specifica l’avvocato  Müller. Secondo il governo è necessario controllare il livello di sussidi per evitare un aiuto di stato illecito. Tuttavia, per ora, i proprietari non hanno nulla da temere. «Il meccanismo di controllo e restituzione dei sussidi può funzionare solo sulla base di una legge e il materiale approvato dal governo ha un carattere progettuale e non vincolante. Della cosa se ne dovrà occupare il nuovo governo», sottolinea Marc Müller.

I tentativi di limitare i sussidi alle energie rinnovabili non finiscono qui. Nel mese di settembre alcune personalità politiche hanno esortato il ministro delle finanze a valutare un eventuale rialzo della tassa sulle fonti fotovoltaiche. «Ogni anno il valore dei sussidi alle fonti rinovabili raggiunge circa 43 miliardi di corone, e quindi il tema è molto appetibile per i politici. Tuttavia, bisogna rendersi conto che una riduzione dei ricavi, o tramite il rialzo dell’imposta sul fotovoltaico o tramite il controllo dei sussidi, può mettere in difficoltà i produttori dell’energia da fonti rinnovabili, ad esempio nei rapporti con gli istituti di credito»,  continua l’avv. Müller. Anche per questo motivo, gli investitori esteri sono ricorsi ad arbitraggi internazionali contro la proroga delll’imposta sul fotovoltaico, che in origine doveva rimanere in vigore solo fino al 2013. Uno dei primi verdetti è stato emesso il 12 ottobre a Ginevra e ha dato ragione alla Repubblica Ceca. Gli arbitraggi in corso sono molti di più. «Le motivazioni della corte d’arbitraggio di Ginevra non sono state pubblicate,pertanto non sappiamo per quali ragioni ha vinto la Repubblica Ceca. Fatto sta che questo verdetto non influisce in alcun modo sugli altri conteziosi in corso, il cui esito potrebbe essere completamente diverso», spiega Marc Müller dello studio legale Bpv Braun Partners, che ha rappresentato alcuni investitori in contenziosi simili in collaborazione con un importante studio legale italiano. Neppure nel caso di un esito positivo, però, gli investitori hanno sufficienti garanzie di ottenere il risarcimento. Gli stati possono rifiutarsi di pagare il risarcimento sostenendo che si tratta di un aiuto di stato indebito. «In questo caso bisognerebbe iniziare un altro contenzioso, senza dubbio interessante, con lo Stato», conclude Marc  Müller.

Fonte: Camic

Fonto fotografia: Pixabay

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