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07.05.2019

Things: il design italiano e il nuovo mondo degli oggetti connessi

L'Internet of things (Internet delle cose, ndr.) fa parte dei nuovi ambiti produttivi che le imprese devono affrontare per rimanere competitive sul mercato. Things, azienda italiana nata nel 2012, si occupa di avvicinare il mondo degli oggetti connessi alle piccole e medie aziende che in prima battuta si possono trovare spiazzate dai nuovi trend. Ne abbiamo parlato con Alessandro Bassi, Central Europe Area Manager di Things.

Qual è la principale attività di Things?

«La nostra azienda cerca di coniugare il talento italiano del design con gli oggetti connessi. Non è difficile produrre una sedia bella, né una sedia connessa, ma diventa più difficile produrre una sedia bella e connessa. Idealmente si collabora con l'azienda - produttore finale - creando i cosiddetti lab composti dagli esperti dell'azienda e dai nostri sviluppatori. Nel processo di sviluppo noi forniamo la nostra conoscenza sulla user experience con analisi di mercato, focus sugli utenti e così via. Queste ricerche, abbinate alla nostra conoscenza delle tecnologie, ci permettono di orientare in modo positivo lo sviluppo del prodotto e del servizio».

Things è nata in Italia ma avete deciso di arrivare anche in Repubblica Ceca. Quali potenzialità vedete sul mercato ceco e quali settori puntate?

«Things ha seguito diversi progetti anche in Inghilterra e in Germania, quindi è un'azienda internazionale. L'idea di sviluppare una filiale in Repubblica Ceca è arrivata guardando i dati macroeconomici, eccellenti, del Paese. Ha influito inoltre il numero e la dimensione media delle aziende ceche. Preferiamo le piccole e medie aziende per una certa agilità decisionale dei vertici aziendali ed essendo noi stessi una media impresa, offriamo condizioni contrattuali adatte alle piccole e medie realtà. Tra i settori di interesse abbiamo lavorato in passato con aziende automobilistiche, fornitori di energia o produttori e distributori dei prodotti per la salute. Per l’IoT gli ambiti sono molteplici. Ci occupiamo anche dello sviluppo di oggetti puramente digitali. Lo spettro delle aziende con cui possiamo creare una collaborazione, è molto vasto».

Come si coniuga l'IoT con l'Industria 4.0?

«I due aspetti sono molto vicini. Prendiamo per esempio l'industria tessile, in cui ci sono decine, se non un centinaio, di macchinari diversi con interfaccia e gradi di automazione diversi. Grazie all'IoT, le macchine situate in diversi passaggi produttivi possono comunicare tra loro e coordinarsi per avere una produzione più efficiente e prevenire gli eventuali intoppi nella produzione. La macchina può anche ordinare direttamente ciò che le serve per produrre, così come i clienti possono personalizzare le dimensioni del prodotto e impostare direttamente la macchina tramite una applicazione».

Lei è anche presidente dell'associazione IoTItaly. In Italia le aziende come si stanno approcciando a questo campo?

«L'Italia è in una situazione ibrida. È il secondo Paese manifatturiero dell'UE subito dopo la Germania. In media le aziende italiane sono più piccole rispetto alla Germania. E questa dimensione aziendale ha dei vantaggi, ma anche degli svantaggi, soprattutto sul fronte delle risorse e dei budget. Inoltre in Italia mancano quasi completamente gli unicorni, ossia le start-up con una capitalizzazione di almeno un miliardo di euro e le aziende che sviluppano nuovi prodotti innovativi rivolti agli utenti. Per molte aziende italiane l'Industria 4.0., di cui l’IoT fa parte, significa solo godere del superammortamento per acquistare nuovi macchinari senza valutare altri aspetti. L'Italia ha delle grandi potenzialità, che tuttavia restano per lo più inespresse. La grande speranza è che le aziende italiane comincino comunque ad aggiornarsi visto il forte ritmo di sviluppo in altri paesi europei. In futuro ci sarà, probabilmente, una suddivisione tra aziende moderne, che seguiranno i nuovi trend, e quelle che dovranno spingere maggiormente sul costo della manodopera per rimanere sul mercato. L'economia italiana è pertanto obbligata ad andare nella direzione dello sviluppo dell’Industria 4.0 e dell'Internet delle cose. E prima lo fa e meglio è».

Fonte: Camic

Fonte fotografia: A.Bassi, Things

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